Con la relazione in esame, la Corte dei Conti si è espressa a favore dell’indifferibilità dell’intervento sull’attuale testo del Codice dei contratti pubblici, il quale ha avuto un’incidenza negativa sia sull’efficienza dell’azione amministrativa, sia sul mercato di lavori, servizi e forniture, causando forti rallentamenti per la sua difficile interpretazione.
Tra le maggiori perplessità sullo schema di decreto vi è la struttura del nuovo codice, presentandosi piuttosto gravosa e di non facile accessibilità, considerando la composizione in 5 libri, 229 articoli e ben 36 allegati.
Tra le novità più importanti, invece, vi è il fatto che si sia scelto di redigere un codice che non rinvii a ulteriori provvedimenti attuativi sia immediatamente auto-esecutivo, consentendo da subito una piena conoscenza dell’intera disciplina da attuare.
Inoltre, la magistratura contabile accoglie con favore l’introduzione del concetto di colpa grave, criticando fortemente la limitazione della responsabilità introdotta dall’art. 21 del decreto-legge 16 luglio 2020 n.76. In particolare, il regime previsto dal Decreto Semplificazioni viene ritenuto contrastante con le previsioni del Regolamento (UE) 2021/241 e connotata da connotato da evidenti profili di illegittimità costituzionale, considerato che: “una responsabilità erariale solo dolosa non è più una responsabilità funzionale al buon andamento della pubblica amministrazione. (…) Nel contesto delineato dallo schema del nuovo codice, peraltro, solo il mantenimento di una responsabilità erariale anche per colpa grave, sia pure nella definizione data, risulta compatibile non solo con il principio del risultato, come già evidenziato, ma anche con lo stesso principio della fiducia”.
La Corte ritiene altresì positivo il superamento delle attuali e variegati fonti normative con l’introduzione degli allegati, così come le norme in materia di digitalizzazione del ciclo di vita dell’appalto.
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