Nel documento di lavoro del 20 luglio 2021 predisposto dai servizi della Commissione Europea, contenente la relazione sullo stato di diritto 2021, si legge che le norme del decreto semplificazioni del 2020 rischiano di facilitare la corruzione in Italia. Inoltre, nell’87% dei casi, sono state ritenute inadeguate le analisi per valutare il rischio corruttivo interno alle Pubbliche amministrazioni.
Il documento della Ue sottolinea che le misure, introdotte dal D.L. per la semplificazione e l’innovazione digitale adottato nel luglio 2020 (Decreto Lelle 76/2020, convertito con modificazioni nella legge 120), si concentrano su procedure rapide e aggiudicazioni dirette senza gare ufficiali, su procedure di aggiudicazione semplificate e su sanzioni per coloro che sospendono o rallentano l’aggiudicazione e l’esecuzione di lavori pubblici: “tutti elementi, questi, che rischiano di facilitare la corruzione”.
Si richiamano espressamente le considerazioni svolte dall’ANAC, che ha sottolineato come la scelta di derogare “ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale” (il riferimento è alla deroga amplissima prevista dall’art. 2, comma 4, del D.L. 76/2020) appare sproporzionata rispetto all’obiettivo di incentivare gli investimenti pubblici nonché fare fronte alle ricadute economiche negative a seguito del Covid-19.
L’Unione Europea nella sua analisi ha dato conto che, per affrontare l’emergenza causata dalla pandemia di Covid-19, nell’aprile 2020 l’ANAC ha pubblicato un manuale con un quadro d’insieme sistematico delle disposizioni di legge nazionali rilevanti per accelerare e semplificare le procedure di gara e che ha anche ha aggiornato la propria banca dati dei contratti pubblici e ha elaborato nuovi indicatori del rischio di corruzione nel settore degli appalti pubblici nel dicembre 2020.
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