Conferita la delega al Governo per procedere all’adozione di uno o più decreti legislativi che dovranno contenere la nuova disciplina dei contratti pubblici
La finalità è quella di adeguare il Codice appalti alla giurisprudenza europea, risolvendo problemi applicativi e procedure di infrazione; ritornare ad un testo stabile, semplice e chiaro restituendo alle disposizioni codicistiche semplicità e chiarezza di linguaggio, nonché ragionevoli proporzioni dimensionali, limitando il più possibile nel testo i rinvii alla normazione secondaria.
La linea generale che dovrebbe segnare la redazione del nuovo Codice, secondo la delega, è quella della stretta aderenza alle Direttive europee mediante l’introduzione o il mantenimento di livelli di regolazione corrispondenti a quelli minimi richiesti per assicurare apertura alla concorrenza e competizione massima fra gli operatori dei mercati dei lavori, dei servizi e delle forniture.
Si ritoccherà la disciplina della qualificazione delle Stazioni appaltanti, di cui si conferma la necessità di riduzione numerica, che saranno incentivate a utilizzare sempre più le centrali di committenza e le Stazioni appaltanti ausiliarie per l’espletamento delle gare pubbliche; un riferimento viene fatto anche alla qualificazione e alla specializzazione del personale operante nelle Stazioni appaltanti.
Grande attenzione alla realizzazione di investimenti in tecnologie verdi e digitali, nonché in innovazione e ricerca, per conseguire i target dettati dall’Unione europea e alle misure volte a garantire il rispetto dei criteri di responsabilità energetica e ambientale attraverso la definizione di criteri ambientali minimi. Come previsto nel Decreto Legge 77/2021, un altro tema innovativo sarà quello della premialità per la stabilità occupazionale, per la parità di genere e generazionale così da indurre qualche cambiamento sul lato dell’offerta. Si cita anche la necessità procedere alla ridefinizione e alla eventuale riduzione dei livelli di progettazione, allo snellimento delle procedure di verifica e validazione dei progetti e alla razionalizzazione dell’attività e della composizione del Consiglio Superiore dei lavori pubblici.
Si punta poi a definire le ipotesi in cui le Stazioni appaltanti possono ricorrere ad automatismi nella valutazione delle offerte, a semplificare e ridurre i tempi di aggiudicazione, a ridurre gli oneri burocratici e amministrativi per gli operatori economici, a procedere con una ampia digitalizzazione delle procedure di affidamento (saranno favorire le procedure più flessibili e di lunga durata come il partenariato per l’innovazione, il dialogo competitivo e gli accordi quadro). Citato espressamente di divieto di proroga dei contratti di concessione, fatti salvi i principi europei in materia di affidamento in house e la necessità di razionalizzare la disciplina sul controllo degli investimenti effettuati dai concessionari e sullo stato delle opere realizzate, con la previsione di sanzioni (anche decadenza in caso di gravi inadempimenti). Viene azzerato l’albo dei commissari di gara e si riporta la nomina integralmente all’interno delle stazioni appaltanti.
Si rivedrà nuovamente la disciplina dell’appalto integrato (appalto di progettazione e costruzione) con l’individuazione delle ipotesi in cui le stazioni appaltanti possono farvi ricorso.
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